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Gimbe, rallentano i nuovi casi ma con meno tamponi

Sanità pubblica Redazione DottNet | 10/12/2020 13:36

Resta stabile il rapporto positivi/casi testati: si registra una lieve diminuzione dei decessi

 Rallentano i nuovi casi, ma crollano i tamponi nella settimana dal 2 all'8 dicembre. Rispetto alla settimana precedente, si osserva infatti una flessione dei nuovi casi (136.493 rispetto a 165.879), a fronte di una riduzione di oltre 121 mila casi testati (551.068 rispetto a 672.794) e una sostanziale stabilità del rapporto positivi/casi testati (24,8% rispetto 24,7%). Questo il quadro tracciato dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Calano del 5,4% i casi attualmente positivi (737.525 rispetto a 779.945) e, sul fronte degli ospedali, diminuiscono sia i ricoveri con sintomi (30.081 rispetto a 32.811) che le terapie intensive (3.345 rispetto a 3.663); in lieve riduzione anche i decessi (4.879 rispetto a 5.055). "Anche questa settimana - evidenzia Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - si confermano evidenti segnali di rallentamento del contagio quali la riduzione dell'incremento percentuale dei casi totali (8,4% vs 11,4% a livello nazionale, registrata anche in tutte le Regioni) e del numero dei nuovi casi settimanali, ma l'effetto non è dovuto solo alle misure introdotte". Rimane infatti stabile il rapporto positivi/casi testati e, soprattutto, si registra per Gimbe "un'ingiustificata riduzione di oltre 121 mila casi testati (-18,1%), che solo in 5 Regioni aumentano rispetto alla settimana precedente". 

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Secondo la Fondazione, "le misure di mitigazione hanno allentato la pressione su ricoveri e terapie intensive, ma la soglia di occupazione per pazienti COVID continua a rimanere oltre il 40% nei reparti di area medica e del 30% nelle terapie intensive in 15 Regioni. La curva dei decessi comincia a salire in maniera meno ripida". "Con questi numeri - aggiunge Cartabellotta - il Paese si presenta come un paziente con "quadro clinico" ancora molto grave e instabile che, superata la fase acuta, inizia a mostrare i primi segni di miglioramentograzie alle terapie somministrate. Ma la prognosi rimane riservata". "Siamo in una fase estremamente delicata - ribadisce Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe - innanzitutto con oltre 700 mila attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti; poi, ci attendono lunghi mesi invernali che favoriscono la diffusione di tutti i virus respiratori; infine, sino a metà gennaio non sapremo se l'impatto dell'influenza sarà più contenuto rispetto alle stagioni precedenti. Arrivare a quel momento con gli ospedali saturi potrebbe avere conseguenze disastrose". "Un altro elemento - conclude Cartabellotta - completa la tempesta perfetta che rischia di innescare la terza ondata. Alla vigilia delle festività natalizie, tutte le Regioni si avviano a diventare gialle, un colore che non deve essere letto come un via libera, ma impone il rispetto di regole severe. Infine, l'auspicato e (speriamo) imminente arrivo del vaccino non deve costituire un alibi per abbassare la guardia: nella più ottimistica delle previsioni, infatti, un'adeguata protezione a livello di popolazione potrà essere raggiunta solo nell'autunno 2021 con una massiccia adesione delle persone alla campagna di vaccinazione".

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